La magia del granito, la forza del vento, voglio che sia cosi' il paradiso...

La magia del granito, la forza del vento, voglio che sia cosi' il paradiso...
Capo Testa.....

lunedì 14 febbraio 2011

Sardegna....



..........Quella terra arcana, quella terra che da’ cio’ che ha e cio’ che puo’, quella terra che non promette altro se non la genuina rudezza delle sue rocce, la animosa e vivace marea d’acqua blu, azzurra, verde, a tratti delicata come uno scialle di seta, in altri momenti mossa e spumeggiante come una pentola di acqua sul fuoco di legna, la profumata e aspra spianata di mirti, eucalipti, cisti, querce inarcate dal vento di secoli, immoti, bassi e piegati a punteggiare le colline, le montagne a far da corona ai tafoni di granito grigio e rosa che si stagliano in mezzo ai dossi, alle spianate, ai bordi del mare blu, a delimitare gli accessi alle navi ostili.
Quella terra ove e’ ancora possibile sentirsi essere e sentirsi vivi, si stava aprendo attorno all’infaticabile autobus mentre saliva lungo le curve infinite della costiera verso Palau, come un pavone che dischiude ogni penna del suo ventaglio per farsi rimirare semplicemente bello, senza darsi ad alchimie per apparire, semplicemente la bellezza che ostenta se stessa.
Il pullman arrancava su per le ferite di asfalto che l’uomo ha disegnato tortuose in mezzo a quelle montagne di granito e basalto e lo spettacolo che distrattamente l’autista lasciava sfuggire ai suoi occhi stanchi e che anche Carlo e Agnese assopiti non potevano gustare era di quelli epici,


montagne a sinistra, querce tutt’attorno segnate dalle ferite rosse come sangue del recente taglio del sughero, quasi a voler significare la sofferenza di quel popolo orgoglioso e generoso, a voler rammentare che quella e’ terra di ferite storiche profonde, mai lenite dal tempo, ad incutere
rispetto nel turista inconscio del valore di quanto sta attorno al bel mare, alle belle sensazioni e alla bella compagnia di innumerevoli estati.
Sulla destra quasi a picco, a seconda dell’inclinazione del tornante che il torpedone affrontava con fatica, faceva capolino ora una caletta azzurro verde, ora una piscina naturale scolpita nelle rocce, ora un litorale sabbioso aperto alla furia della schiuma bianca e blu, ora una costellazione di sassi disordinati e levigati da secoli di vento possente e frustati dalla forza dirompente delle onde spumeggianti.
L’aria era tersa in quella mattinata, fresca e salsa, carica di elettricita’ generata dalla vicinanza del mare in movimento e dalle spume alte e vaporose della risacca, profumata di sale e ginepro, quasi assente di altri odori, perfettamente pulita e liscia come la pelle di una donna appena ristorata da un bagno caldo di spezie e profumi..............


1 commento:

  1. da "una domenica inconsueta" 2009 MEF editori - di F. Scarpa

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